domenica 16 gennaio 2011

Recensione: Capitalism: A Love Story (Dvd)


Il nostro caro ed amato regista Michael Moore è tornato alla carica con il suo nuovo documentario “Capitalism: a love story”, ultimo prodotto nel 2009.
Sono sempre stata affascinata da codesto regista, ricorderete sicuramente molti dei suoi film, come: “Bowling a Colombine” che narra del commercio delle armi negli USA e della incredibile facilità con cui uno studente possa entrare in possesso di un’arma e fare una strage nella Colombine High School; “Sicko” in cui viene trattato il delicato e triste argomento del sistema sanitario statunitense che condanna a morte migliaia di americani; “Fahrenheit 911” in cui ci viene raccontata la vicenda dell’attentato alle torri gemelle del 2001 e la totale non credibilità dell’ex presidente degli States George W. Bush, e altri lungometraggi.
Sicuramente dopo questa breve introduzione avrete capito di chi sto parlando. Bene, ora vorrei concentrarmi sull’ultima sua opera cinematografica “Capitalism: a love story”.
Utilizzando le stesse parole di Moore “"la più grande rapina nella storia di questo paese", a cosa e a chi si riferisce il regista?
Ovviamente alle istituzioni politiche e finanziarie degli USA. Moore spiega quanto queste siano delle vere e proprie ladre che si cibano dei cittadini che ogni giorno vanno a lavorare e si spaccano la schiena per coprire: debiti, mutui, ipoteche, spese generali… ma nonostante tutto, a molti di loro viene privato il tetto sotto cui abitano. Buona parte del film si riferisce a questo. Si fa riferimento spesso ai cosiddetti “subprime”. Non conoscendo minimamente il significato di questa parola, sono andata a cercare che cosa voglia dire, e questo è una parte di ciò che ho trovato: “…vengono concessi ad un soggetto che non può accedere ai tassi di interesse di mercato, in quanto ha avuto problemi pregressi nella sua storia di debitore. I prestiti subprime sono rischiosi sia per i creditori sia per i debitori… La tipologia subprime comprende un'ampia varietà di strumenti di credito, quali i mutui subprime, i prestiti d'auto subprime, le carte di credito subprime…”. Secondo voi chi potrebbe mai cascare in una trappola del genere? Giustamente la povera gente che per coprire i debiti, spese per i figli, mutui ecc.. è costretta ad arrivare anche a questo, per poi lo stesso finire nelle grinfie delle banche che mandano direttamente a casa la lettera di pignoramento. Moore sottolinea quanto le banche ci guadagnino a costruire illusioni sulle povere persone sbancate, per poi metterli col culo (scusate la terminologia) per terra! E vi assicuro che è davvero ridicolo vedere le pubblicità, che Moore ci presenta nel film, dei prestiti delle banche. Faccine tutte sorridenti, come se una volta che ti fai dare un prestito la tua vita cambi completamente senza poi avere nessun tipo di problemi economici. Se fosse vero, in realtà accade tutto il contrario. Quanto mi si è strinto il cuore e quanto magone ho provato nel vedere nel documentario povera gente anche di una certa età costretta a traslocare dopo più di 40 anni che viveva serenamente nella loro casa. Dovevano farlo tutto da soli, la “CitiBank” era solo in grado di dare dei limiti di giorni per l’espropriazione, ma non di dare nemmeno una mano per traslocare, anzi, l’unica cosa che ha fatto è dare un assegno di 1000 dollari. Un umiliazione pazzesca. Davvero incredibile.

E che dire dei cosiddetti “CONTADINI MORTI”. Preparatevi perché è davvero inquietante.
Le imprese/aziende (ora non ricordo i nomi, ma se guardate il documentario sicuramente le riconoscerete quasi tutte…) hanno tot dipendenti che lavorano attivamente per le medesime. Interessante in senso tetro è l’assicurazione che queste aziende fanno sui loro dipendenti. In parole povere CI GUADAGNANO DI PIU' DA MORTI CHE DA VIVI. Da qui il simpaticissimo nomignolo “morto”. Contadino? Sicuramente si riferiranno all'importanza che le imprese danno ai loro dipendenti, considerati come dei contadini che secondo la loro mentalità assurda, conterebbero come dei moscerini.
Bene. Se continuate con la visione del documentario, arrivati a questo punto riguardante i “contadini morti”, verrà intervistata una signora alla quale è mancato il marito alcuni fa per tumore. Lei non sapeva la terribile situazione: l’impresa aveva guadagnato 1 milione di dollari con la sua morte. Notizia che ovviamente non le era stata riferita e che doveva persino mantenere due figli da sola. Nemmeno il marito era a conoscenza di tutto ciò. È commuovente e fa davvero rabbrividire la totale impotenza della donna nei confronti di queste grandi corporation che ormai dominano l’America senza alcuna pietà. La donna è distrutta, soprattutto quando viene a conoscenza del fatto che suo marito è stato catalogato tra coloro denominati i “contadini morti”. A dir poco la sensazione di umiliazione della povera donna che sente parlare in questo modo del marito defunto. Più avanti ella scoprirà che l’impresa in cui suo marito lavorava aveva stipulato un’altra assicurazione dalla quale ha guadagnato altri 4 milioni di dollari.
Moore, tra le varie argomentazioni, si sofferma anche su quella della RELIGIONE. Come possono coesistere una religione cattolica in cui Gesù è il simbolo dell’umiltà e povertà e un sistema capitalista? Per rispondere a questa domanda egli si rivolge ad un prete. Quest’ultimo, inacidito e arrabbiato per l’attuale situazione americana, risponde che a tutti gli effetti i principi del cattolicesimo non sono per nessun motivo al mondo compatibili con quelli del capitalismo descrivendolo come un peccato, un elemento sbagliato e quindi aggiungendo che dovrebbe essere eliminato. Moore, forse per una questione di credibilità, si rivolge allora ad un altro prete che descrive il capitalismo come immorale, estremo, RADICALMENTE MALVAGIO. Pensò allora di rivolgersi ad un vescovo che cita una frase del Vangelo di San Luca: “BEATI I POVERI, GUAI AI RICCHI”. E allora come ha potuto l’America andare avanti con questo sistema capitalista? Un sistema che si basa sui profitti non può essere compatibile con le leggi di Dio e gli insegnamenti della Bibbia (come spiega il film).
La morale della favola è la GRANDE CRISI ECONOMICA che colpì gli USA nel 2007, provocando un’esplosione di fallimenti privati, la vendita degli antidepressivi salì alle stelle, i cittadini cominciarono a vivere di prestiti lavorando il doppio con un stipendio non dignitoso, tutto questo a favore del capitalismo. Esempi come il licenziamento di 250 dipendenti della “Republic Windows and Doors” di Chicago, dando loro un preavviso solo di 3 giorni. La Bank of America non avrebbe più fatto credito all’azienda, così ha dovuto dichiarare banca rotta. Sono presenti interviste degli stessi dipendenti licenziati, disperati che non avevano più un lavoro, perdendo la loro seconda famiglia e la possibilità di mantenere le loro famiglie e loro stessi. Stessa cosa accadde per la General Motors a Flint. Così via per tutta l’America.
Gli studenti stessi, per poter mantenere i propri studi, sono vincolati a vita dai prestiti delle banche e queste li costringono a lavorare per loro, e non per il bene comune.

Documentario molto amaro che sicuramente susciterà in voi una rabbia infinita. Banche miliardarie che nonostante questo vogliono aumentare i propri interessi sulla sofferenza dei cittadini, questi che vengono persuasi in tutti i modi per ipotecare la propria casa spacciandola come la cosa migliore da fare. L’unica speranza mostrata è la vittoria di Obama che potrebbe dare una svolta a questa triste situazione.
Consiglio la visione di questo documentario, un po’ difficile da seguire poiché tratta tematiche politiche e finanziarie, temi, a parer mio, non molto compresi e ricercati, ma mostrati e descritti in modo molto interessante grazie all’abilità di Moore.
Il finale è alquanto ironico =)



QUESTA MIA RECENSIONE E' STATA PUBBLICATA, DA ME, ANCHE SU ALTRI SITI INTERNET IN CUI SONO INSCRITTO.

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